sabato 26 ottobre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
San Liberale, restauri in corso
La chiesa sul monte Serva è sotto le cura della Edil System per 120 mila euro
BELLUNO.
Liberaci dalle impalcature. Lavori in corso alla chiesetta di San Liberale, sul monte Serva. Uno degli edifici di culto più cari ai bellunesi è ingabbiato e gli operai della Edil System costruzioni e restauri di Farra d’Alpago stanno lavorando alla rimessa in sesto. Fino al 19 luglio, c’erano un pietoso velo bianco, al posto del tetto e alcuni sostegni in legno, per evitare che crollasse. Il primo lotto dell’intervento commissionato dalla parrocchia di Sargnano, sul progetto dell’architetto Andrea Moro. Il professionista è partito dal dato di fatto che la copertura è a lastre, pertanto bisognava rimuoverle, rifare l’isolamento e riposizionarle, tentando di salvarne il maggior numero. Questo perché la Soprintendenza è stata categorica: il tettuccio dovrà essere come quello originario e c’è tutto l’interesse a essere il meno invasivi possibile. Quelle da eliminare sono le travi marce, che saranno sostituire con dei supporti appositi. Il costo è tra i 100 e i 120 mila euro, che ci sono, ma soltanto sulla parola. Nel senso che arriveranno dall’8 per mille delle tasse degli italiani, accanto alle donazioni non solo dei parrocchiani, ma anche dei cittadini. La seconda fase prevede il risanamento delle fondamenta e il ripristino degli intonaci esterni. All’interno della chiesa che risale al IX secolo ci sono parecchi tesori: affreschi, frammenti di sculture anche una tela del Frigimelica, un pittore cinquecentesco, ricordato anche in una via del sottostante quartiere di Cavarzano. La chiesa venne dedicata a San Liberale nel 1845 e i primi restauri risalgono a quarantadue anni dopo. In seguito, se n’è riparlato nel 1945, dopo che già durante la prima guerra mondiale l’edificio era stato profanato. Il soffitto interno è stato sistemato tre anni dopo e verso la fine degli anni Sessanta c’è stato un ulteriore restauro a cura della Soprintendenza. La parrocchia ha aggiustato lo stesso tetto del 1990, ma ultimamente le sue condizioni erano al limite del crollo e d era apparso un lenzuolone, ancora più brillante sotto la luce dei riflettori della notte. Gigi Sosso
Liberaci dalle impalcature. Lavori in corso alla chiesetta di San Liberale, sul monte Serva. Uno degli edifici di culto più cari ai bellunesi è ingabbiato e gli operai della Edil System costruzioni e restauri di Farra d’Alpago stanno lavorando alla rimessa in sesto. Fino al 19 luglio, c’erano un pietoso velo bianco, al posto del tetto e alcuni sostegni in legno, per evitare che crollasse. Il primo lotto dell’intervento commissionato dalla parrocchia di Sargnano, sul progetto dell’architetto Andrea Moro. Il professionista è partito dal dato di fatto che la copertura è a lastre, pertanto bisognava rimuoverle, rifare l’isolamento e riposizionarle, tentando di salvarne il maggior numero. Questo perché la Soprintendenza è stata categorica: il tettuccio dovrà essere come quello originario e c’è tutto l’interesse a essere il meno invasivi possibile. Quelle da eliminare sono le travi marce, che saranno sostituire con dei supporti appositi. Il costo è tra i 100 e i 120 mila euro, che ci sono, ma soltanto sulla parola. Nel senso che arriveranno dall’8 per mille delle tasse degli italiani, accanto alle donazioni non solo dei parrocchiani, ma anche dei cittadini. La seconda fase prevede il risanamento delle fondamenta e il ripristino degli intonaci esterni. All’interno della chiesa che risale al IX secolo ci sono parecchi tesori: affreschi, frammenti di sculture anche una tela del Frigimelica, un pittore cinquecentesco, ricordato anche in una via del sottostante quartiere di Cavarzano. La chiesa venne dedicata a San Liberale nel 1845 e i primi restauri risalgono a quarantadue anni dopo. In seguito, se n’è riparlato nel 1945, dopo che già durante la prima guerra mondiale l’edificio era stato profanato. Il soffitto interno è stato sistemato tre anni dopo e verso la fine degli anni Sessanta c’è stato un ulteriore restauro a cura della Soprintendenza. La parrocchia ha aggiustato lo stesso tetto del 1990, ma ultimamente le sue condizioni erano al limite del crollo e d era apparso un lenzuolone, ancora più brillante sotto la luce dei riflettori della notte. Gigi Sosso
mercoledì 10 luglio 2013
dal Corriere delle Alpi
San Liberale, via il telo a settembre ci sono i lavori
BELLUNO. Un telo bianco copre il tetto. I sostegni di legno ne impediscono il crollo. La chiesetta di san Liberale, uno degli edifici di culto a cui i bellunesi sono più affezionati, sta lentamente...
BELLUNO. Un telo bianco copre il tetto. I sostegni di legno ne impediscono il crollo. La chiesetta di san Liberale, uno degli edifici di culto a cui i bellunesi sono più affezionati, sta lentamente cadendo a pezzi. Chi si avventura lungo i sentieri ai piedi del Serva, e raggiunge la chiesetta, la osserva mestamente, come ha fatto un nostro lettore che ci ha inviato le foto che pubblichiamo.
La buona notizia è che in settembre partiranno i lavori di restauro. Nel primo lotto si sistemerà la copertura. Il bando di gara scade il 19 luglio, poi verranno aperte le buste con le offerte delle ditte e in settembre inizieranno i lavori.
«Il tetto è realizzato con una copertura a lastre», spiega l'architetto Andrea Moro, che ha progettato l'intervento di restauro. «Dobbiamo rimuoverle tutte, rifare l'isolamento e posizionare nuovamente le lastre, tentando di salvarne il più possibile». La Soprintendenza, in merito, è stata molto chiara: la copertura della chiesetta dovrà essere come quella originaria, quindi più elementi si riescono a salvare e meglio è. «I lavori dovrebbero durare un paio di mesi, giusto in tempo per l'arrivo dell'inverno», prosegue Moro. «Si tratta di un intervento fondamentale per la chiesetta. Ci sono alcune travi marce, siamo stati costretti a mettere dei supporti altrimenti si rischiava il crollo di parti del tetto». Questo primo lotto di interventi costerà tra i 100 e i 120 mila euro, soldi che ci sono, anche se “in promessa”. Sono quelli dell'otto per mille, cui si aggiungono le donazioni dei parrocchiani, molti. È stato aperto anche un conto corrente alla Banca Prealpi. Chiunque volesse fare una donazione può farlo con l'iban IT 89 W 08904 11900 011000002830 (causale: Restauro chiesetta di San Liberale). Ci contano tutti, dai progettisti al parroco. I lavori sulla copertura infatti, non esauriranno quello che c'è da fare a San Liberale.
Il progetto di restauro è complesso: «In una seconda fase bisognerà risanare le fondamenta e ripristinare gli intonaci esterni», spiega Moro. Senza contare che all'interno della chiesetta ci sono affreschi realizzati nel Quattrocento, frammenti scultorei che risalgono al IX secolo, una tela che è stata attribuita al Frigimelica (pittore cinquecentesco) e altri frammenti di affreschi risalenti al 1500. Opere che il tempo e le infiltrazioni d'acqua hanno ammalorato. «Ma per restaurarle ci vogliono parecchi soldi», precisa Moro. Intanto, dunque, si punta al recupero strutturale della chiesetta, un edificio che fa parte della parrocchia di Sargnano e che risale al IX secolo. Dalla documentazione che è stata ritrovata, si sa che nel 1500 c'era un cimitero accanto all'edificio, che la sacrestia fu realizzata in epoca rinascimentale e che il campanile fu costruito successivamente alla chiesa (se ne parla per la prima volta nel 1627). La chiesa venne dedicata a san Liberale nel 1845. I primi restauri risalgono al 1887, altri vennero eseguiti nel 1945 (riparazione del tetto dopo le guerre mondiali, durante le quali la chiesa fu più volte profanata, specie durante la Prima), 1948 (sistemazione del soffitto interno), nel 1967-68 (restauro diretto dalla Soprintendenza). Della chiesetta si sono occupati anche l'associazione emigranti lavoratori dell'Oltrardo (nel 1984) e la parrocchia di Sargnano, che nel 1990 ha messo mano al tetto, uno dei problemi più grossi dell'edificio, esattamente come oggi.
Alessia Forzin
martedì 22 gennaio 2013
Miti e leggende sul Monte Serva
dal Gazzettino, del 14 ottobre 2004
RITROVO DELLE STREGHE PER IL SABBA DI GIUGNO
Parlando dell'abbattimento della grande croce posta in cima al
Serva, abbiamo sottolineato come questa caratteristica montagna posta a settentrione della città, verde e meno ripida sul versante di Belluno ed assai impervia sugli altri versanti, sia sempre stata cara ai valligiani. Per tanto tempo vi hanno portato i loro animali in alpeggio e da essa hanno ricavato in abbondanza legna e fieno. Non a caso sul suo conto sono sorte col tempo diverse leggende e proverbi. Era considerato infallibile il detto "Quando Serva l'à 'l capèl/ gnen (viene) piova in Campedel" che significa: quando il Serva è nuvoloso, a Belluno vien pioggia". L'adagio ha alcune varianti sullo stesso tema e, quindi, ad esempio "Co 'l Serva ha la zentura (cintura)/ piova sicura", om anche "Co 'l Serva l'à 'l capèl/ tol su 'l restel" (lascia i lavori nei campi).
Insomma, il Serva nell'immaginario collettivo era una sorta di montagna-barometro. Sui suoi pascoli è ambientata una bella sfida tra San Martino, patrono di Belluno, e il diavolo, che avevano un gregge di capre in comune. Poiché Martino col siero del latte aveva inventato la ricotta, il suo rivale, infuriato, sciolse la società e spartì le bestie. Da allora i pastori, per tener lontano il diavolo, segnano con la croce latte, formaggio, ricotta e capre e portano sempre con sé un pane benedetto, per far fuggire le capre del diavolo. Secondo un'altra radicata credenza nella notte di San Giovanni, tra il 23 ed il 24 giugno, le streghe celebravano in cima al Serva il loro scatenato "sabba", accendendo per l'occasione fuochi fantastici, ballando sfrenatamente e gridando così forte da poter essere sentite dai valligiani. Sul versante del Serva opposto a Belluno si diceva invece che vagassero le anime in pena condannate al Purgatorio per espiare le loro colpe tra i burroni, provocando rumori notturni spaventosi che mettevano in agitazione le mandrie e i pastori, ai quali spesso rubavano anche burro e formaggio. E che dire della cazza salvadega ,la caccia selvaggia che si svolgeva nottetempo tra le forre e i canaloni del Serva?
Essa aveva per protagonista il diabolico "omo del corno", accompagnato da un muta di neri cagnacci che abbaiavano alla luna ed inseguivano le anime dei cacciatori che in vita non erano riusciti a controllare la loro passione per l'arte venatoria in favore della quale avevano trascurato di adempiere ai precetti festivi e dovevano scappare precipitosamente per l'eternità di monte in monte.
Giovanni Larese
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