domenica 15 dicembre 2024

 

L'importanza del Saluto

Intere generazioni, inclusa la mia, sono cresciute considerando il saluto un vero e proprio dovere. Bastava non salutare per sentirsi dire "maleducato". Forse in tanto zelo c’erano una punta di rigidità e qualche ipocrisia, ma non so quanto sia preferibile l’indifferenza in cui ci capita di scivolare tante volte oggi, quando salutare diventa uno sforzo.

Facciamo fatica a rivolgere il "buongiorno" ai vicini di casa, alle commesse nei negozi e anche in famiglia o con gli amici capita di salutarci in modo fiacco e poco convinto. Gli alibi non mancano, e a volte sono alibi di ferro. Siamo sempre indaffarati e forse anche un po’ infastiditi, perché sono tante le occasioni di contatto forzato con le altre persone: sui mezzi pubblici, in coda alla posta o al supermercato, quando magari avremmo voglia solo di silenzio e di isolamento.

A dirla tutta, però, spesso siamo semplicemente troppo presi da noi stessi per lasciar entrare nel nostro piccolo universo qualcuno che non è previsto o desiderato. Se poi questo qualcuno compare in momenti per noi inopportuni, tutto abbiamo voglia di fare tranne che accoglierlo, fosse anche con un cenno del capo.

Il saluto è infatti il primo ponte verso un altro essere umano, la più basilare espressione di riconoscimento. Nella forma confidenziale di "ciao", nel neutro "buongiorno", nelle varianti amichevoli della pacca sulla spalla e dell’abbraccio, nelle sfumature che rendono unico ogni sorriso, salutare segnala sempre all’altro che abbiamo percepito la sua presenza, che la sua esistenza si staglia dallo sfondo e in qualche modo ci intercetta.

Quando qualcuno ci saluta ci sentiamo visti. Nei casi più felici, ci sentiamo apprezzati. Sappiamo bene che la mattinata sembra predisporci al positivo se nel primo sguardo scambiato con chi amiamo ci sono davvero la voglia di ritrovarsi e la gratitudine per essere ancora insieme. Ma anche quando in gioco ci sono persone meno vicine, il gesto di salutare può avere un impatto fortissimo. Un semplice saluto può infondere un briciolo di fiducia nell’animo di una persona triste o piegata da qualche peso. Nella più banale delle ipotesi, salutando avremo offerto un po’ di gentilezza. Una qualità che sembra passata di moda e che, non so voi, io continuo a trovare irrinunciabile.

 

mercoledì 17 gennaio 2024

 

VILLA RUDIO A SALA, 

Non lontano dal centro storico di Belluno sorge 
villa Rudio, atta costruire dal conte Pietro Rudio 
tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 mescolando 
lo e quelle delle case rurali locali- il portico sormontato da un loggiato.
La villa presenta anche un ampio giardino con una piccola chiesetta 
a pianta circolare, coeva alla villa, che imita il Pantheon di Roma.
Questa villa è il luogo in cui ha passato l’infanzia uno dei personaggi
più incredibili della storia dell’800 veneto: il conte Carlo Rudio.
Nato il 26 agosto 1832, Rudio fu affascinato dagli ideali del 
Risorgimento fin dall’infanzia. Partecipò ai moti del ’48 a Venezia,
ai quali seguì la fuga a Roma e poi l’esilio in Francia, dove continuò 
la sua attività patriottica; nel 1858 prese parte al fallito tentativo di 
assassinare l’imperatore Napoleone III, che gli costò la condanna
al carcere a vita.
Rinchiuso nelle prigioni della Cajenna, la colonia penale francese
in Sudamerica, sopravvisse miracolosamente ad una terribile 
epidemia di febbre gialla e riuscì ad evadere nel 1859. Raggiunse
Londra e poi, nel 1864, su consiglio di Mazzini, New York dove si
arruolò come soldato semplice nell’esercito degli Stati Uniti d’America
 per poi ottenere la nomina a sottotenente durante la guerra civile.
Terminata la guerra, nel 1869 venne assegnato al 7th Cavalry 
Regiment degli USA, alle dipendenze del tenente colonnello 
George Armstrong Custer. I due non si sopportavano e questo
 fece sì che, durante la famosa battaglia di Little Bighorn 
(25 giugno 1876) che vide la disfatta dell’esercito statunitense 
contro i nativi comandati da Toro Seduto e Cavallo Pazzo,
 il generale Custer lo assegnasse ad un altro reparto salvandogli
 così la vita: Carlo Rudio fu uno dei pochissimi superstiti della battaglia.
Morì serenamente nella sua villa di Pasadeena in California il primo
novembre 1910, assistito dalle tre figlie Italia, Roma e America.